mercoledì 23 agosto 2017

Un giorno d'agosto


Oggi è una giornata particolare. Ferragosto: caldo, mare, divertimento, baldoria in acqua tra mille schizzi e giochi col sole che gioca a scottare bimbi imprudenti e bagnanti distratti. Pura e sfrenata voglia di vivere! Sana, aggiungerei, voglia di vivere, tranne poi per immalinconirsi e indignarsi dopo aver appreso notizie di efferata crudeltà che portano a inevitabili paragoni, come quelli che associano il comportamento di alcuni uomini a quello delle bestie! Eh no, le bestie hanno un codice intrinseco; sono gli uomini che non hanno più una linea di condotta universalmente accreditata! Non si può tollerare questa iniqua similitudine che con faciloneria accosta il comportamento delle bestie a quello di certi uomini che tali non sono e che fanno vergognare di essere uomini! Alludo, come molti sapranno, a fatti di inaudita disumanità che si verificano quotidianamente nel nostro cosiddetto paese civile (e per paese intendo il mondo) e che, grazie alla risaputa risonanza mediatica di mcluhiana memoria, rimbalzano nelle nostre esistenze. Un rammarico mi scuote quando vengo a conoscenza di questi episodi di violenza e di incredibile malvagità e, inevitabilmente, sento la mia impotente fragilità che si intreccia alla necessità di un forte respiro, di aria pura, di ossigenare lo spirito, di correre lontano… Dove? Tra le pagine di un libro, per esempio… Sto leggendo in questi giorni “Le otto montagne” di Paolo Cognetti, Premio Strega 2017, e sto ritrovando quella brezza pura di vita che solo il silenzio e la mistica atmosfera montana sanno donare a chi sa ascoltarla con la giusta predisposizione. La montagna è uno stato d’animo: quando questo è incline alla ricerca della propria interiorità per scoprire la vera essenza e origine di se stesso, la montagna sa accoglierti e carezzarti con le sue creste, torrenti e sentieri nascosti. Nel libro di Cognetti emerge questa ricerca di conoscenza di se stessi e la consapevolezza del valore della propria individualità. La descrizione delle vette ammantate di neve ha sollevato i miei pensieri grevi di questi giorni e la quiete dei pascoli, ornati dai piccoli laghi solitari ha rinfrescato il mio spirito inquieto. I libri sono compagni di viaggio, ma a volte, sanno essere amici nel percorso di stagioni offuscate dagli affanni.
[M.R.Teni]

domenica 11 giugno 2017

Rilessioni estemporanee

Un treno

Quanti pensieri in questa notte dove le stelle hanno lasciato il posto a fantasmi di nuvole!
Un treno viaggia su rotaie logorate e si porta dietro un carico di esistenze differenti eppure simili nella comune precarietà di umanità vagabonda. Il monotono sfregamento su rotaie rose e arrugginite asseconda un abbozzo di stanchezza che si percepisce tra sguardi vacui e indifferenti.
Il paesaggio, tra ritagli di luci notturne, assume contorni inusitati.
Pesano come macigni queste ore infinite, dove si si materializzano ricordi vividi tra i chiaroscuri di una notte di gennaio.
Mi guardo attorno… Accanto a me è seduta una donna di colore. Ha lo sguardo nel vuoto e gli occhi, profondi e vellutati, intravedono immagini non visibili che col cuore. Non hanno espressione i suoi occhi, non ha sorriso sul volto che cela pensieri. Ha una sua storia, che nessuno mai udrà e che non interessa ai più. Ha un corpo che vibra di emozioni e palpiti, che soffre e si lacera di nostalgia… Come altri sul treno, percorre un viaggio, metafora di una vita che attraversa paesi, strade, ricordi e non si volta  indietro. 
Ognuno ha una storia, ma tutti restano in silenzio. Un silenzio greve, pesante, impenetrabile che gela un qualsiasi scambio verbale e ci rende manichini impermeabili a scalfitture o rammendi…
Intorno buio, a tratti interrotto da luci di passaggio sfolgoranti che per brevissimi istanti illuminano i vagoni per lasciarli all’improvviso nel buio più profondo.
Il treno corre, su binari già tracciati: la meta si avvicina…


Maria Rosaria Teni
 

venerdì 9 giugno 2017

Riflessioni estemporanee

Al di là delle nuvole

 "Cosa c'è al di là delle nuvole?", mi chiedo alzando gli occhi al cielo in un tiepido e brillante pomeriggio di maggio mentre, seduta su una panchina, assaporo la brezza delicata che mi accarezza lieve. 
Un tetto splendido mi sovrasta, attraversato a  tratti da sbuffi di nubi ovattate che giocano col sole di primavera. Tra raggi timidi e confortanti, un corteo  di candide nuvole e al di sopra il cielo, sconfinato, misterioso, pacificante. 
Cosa c'è al di là di questo prato di nembi immacolati che mi trasporta nei suoi sospirosi sentieri?
Esiste una spiegazione per accettare di non godere in eterno di questo attimo meraviglioso che si perde con il tempo inesorabile che tritura la vita di noi uomini?
Perché non riuscire a comprendere cosa aspettarsi da un'esistenza che si dissolve e non si cancella?
Vorrei farmi leggera.
Vorrei farmi pensiero e materializzarmi al di là delle nuvole, per guardare il sole e non esserne accecata.
Vorrei credere e non dubitare.
Vorrei vivere e sperare che la mia morte sia una resurrezione e non una distruzione.
Vorrei sopravvivere ai miei pensieri e sorridere dei timori di ieri, divenuti certezze di vita.
Maria Rosaria Teni